GPT-3: l’IA «umana, troppo umana» che sta sconvolgendo il mondo

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Luglio 2020: un evento molto importante scuote il mondo delle intelligenze artificiali, scatenando discussioni e riflessioni tra esperti e appassionati. Il centro di ricerca OpenAI (uno dei più importanti al mondo, finanziato da Microsoft e, per un periodo, anche da Elon Musk) rilascia la terza versione del loro “Generative Pretrained Transformer”: GPT-3, una rete neurale da più parti definita «mindblowing», «shockante», tanto da far ipotizzare che, da qui in poi, il mondo delle IA (e non solo) non potrà più essere lo stesso.

Andiamo con ordine e proviamo a capire di cosa si tratta.

Tutto nasce da un modello di computazione linguistico introdotto da Google nel 2017: il Natural Language Processing, usato prevalentemente nelle tecnologie di traduzione automatica. Questa tecnica, in sostanza, permette a una macchina di prevedere le sequenze di parole utilizzando modelli statistici – modelli “allenati” con densissime sessioni di deep learning, permettendo loro di masticare in modo ricorrente una vastissima quantità di dati.

Le parole chiave sono dunque «previsione» e «statistica». GPT-3 è una rete neurale che usa una miriade di parametri di apprendimento per eseguire gli ordini prevedendo statisticamente ciò che gli umani le chiedono. GPT-1 aveva ottimizzato 110 milioni di parametri durante la fase di training del deep learning: la terza generazione di cui stiamo parlando, invece, ne utilizza addirittura 175 miliardi. Un numero veramente incredibile, e che spiega molte cose.

Infatti risultati sono strabilianti proprio grazie a questi numeri. GPT-3 è in grado di accogliere ed eseguire comandi con una capacità di previsione statistica ampissima, come mai visto prima.

Ma proviamo a capire come funziona esattamente questa intelligenza artificiale.

L’aspetto che rende sconvolgente GPT-3 è la sua capacità di generare una parvenza di vera comprensione del testo che le viene fornito: riuscendo ad attingere a un’immensa quantità di parametri, GPT-3 sembra realmente comprendere la lingua inglese, rispondendo in modi efficaci a un ventaglio di ordini pressoché immenso.

Questo aspetto è estremamente evidente nell’ambito della creazione di contenuti testuali. L’esperto di AI Mario Klingermann ha chiesto a GPT-3 di scrivere un articolo riguardante l’importanza di utilizzare i social network, ma utilizzando lo stile dello scrittore ottocentesco Jerome K. Jerome: il risultato, visibile online sul profilo Twitter di Klingermann, è impressionate.

Allo stesso modo è possibile ottenere incredibili risultati in altri ambiti, come quello grafico. Scrivendo una semplice descrizione del logo di un qualsivoglia brand, GPT-3 è in grado di ricrearlo. Non solo: l’IA fornisce anche il codice (preziosissimo) che ha utilizzato per generare quell’immagine.

Le possibilità sono dunque ampissime. Con semplici stringhe di testo (in inglese “normale”, non serve alcun linguaggio di programmazione), GPT-3 può realizzare prodotti (in teoria anche artistici) inediti e originali: testi, immagini, template per siti ecc. Questo vuol dire, ad esempio, che è possibile ottenere articoliblog e lavori di copywriting originali soltanto attraverso un input testuale stringato.

Sul sito Simplify.so è possibile testare gratuitamente GPT-3 nell’ambito della scrittura copy per i contenuti social di un brand. Basta inserire il nome del proprio brand, il tono che si vuole dare alla propria comunicazione, e poi descrivere a grandi linee il messaggio che si vuole lanciare.

Io l’ho provato.

Ho inserito il nome del mio podcast, “Algoretico”, e ho chiesto a GPT-3 di utilizzare un tono “friendly”. La mia richiesta è stata quella di realizzare un testo da pubblicare su Facebook.

Ho scritto semplicemente questo “ordine”: «Do you want to know something more about AI? Listen to my brand new podcast».

Dopo 30 secondi, GPT-3 ha generato una serie di possibili post. Eccone alcuni:

- Wondering what people in the artificial intelligence space are thinking about? Algoretico is a podcast I launched to find out! It’s focused on the technical side of things, and we talk about algorithms, software, hardware and how it all goes together.

- Think the world doesn’t need another podcast? Think again. Algoretico is all about how artificial intelligence is going to change the world and which companies are driving innovation in the space.

- Artificial intelligence is changing the way we live, and nothing is more exciting. This podcast looks at all aspects of AI – from the philosophical to the practical.

Beh, non posso fare altro che ritenermi soddisfatto!

Ma quindi, alla luce di tutto questo: GPT-3 è davvero l’IA che cambierà il mondo?

È davvero quell’intelligenza artificiale che prenderà il sopravvento sugli esseri umani? GPT-3 è qualcosa in grado di rivoluzionare la realtà per come la conosciamo?

Gli entusiasmi attorno a GPT-3 sono assolutamente legittimi. Si tratta di un primo, clamoroso, passo da gigante verso possibilità tecnologiche che non ritenevamo possibili forse nemmeno un anno fa. Lo sperticarsi in eccitanti ipotesi futuribili però può essere pericoloso.

Innanzitutto: Elon Musk – ossessionato dalla possibilità di creare delle IA realmente in grado di comprendere e agire in adiacenza con la natura umana – ha lasciato il progetto di OpenAI perché lontano dalle sue idee: GPT-3 è a tutti gli effetti un’intelligenza artificiale, poderosa e a dir poco complessa, ma in tutto e per tutto collegata alle capacità umane.

GPT-3, infatti, procede attraverso sistemi statistici che le permettono di prevedere in che cosa consiste effettivamente la richiesta che le viene fatta. Questo non esenta assolutamente GPT-3 da bug di vario genere e dall’apprendimento di bias cognitivi umani: un’IA di questo tipo è uno strumento, dotato di skills e capacità che non tutti gli umani hanno… ma comunque provenienti dagli esseri umani.

Uno strumento, dunque: formidabile e utilissimo in moltissime branche del marketing, ad esempio. In grado di agevolareautomatizzare e accelerare i processi che spesso rendono farraginosi i processi lavorativi in determinati settori.

Allo stesso tempo, però, uno strumento «umano troppo umano», per dirla con Nietzsche: un’IA che può essere utilizzata per realizzare fake news, per scrivere articoli offensivi o dannosi, per generare sui social ulteriori dosi di nevrotiche indignazioni a suon di clickbait.

Non esiste ancora un’IA in grado di comprendere davvero il compito che le chiediamo di svolgere: ma ci sono invece moltissimi umani in grado di comprendere come sfruttare – al meglio, ma specialmente al peggio – un’IA.

GPT-3 è senz’altro un momento nodale nella storia delle intelligenze artificiali. Forse soprattutto perché ci pone realmente e concretamente davanti ad alcuni quesiti che finora abbiamo ignorato, ma che adesso meritano qualche risposta.

Come cambierà il mondo del lavoro d’ora in poi?

Come possiamo difenderci dagli utilizzi scellerati di queste tecnologie?

E, se un’intelligenza artificiale come GPT-3 è una sorta di complessa emanazione tecnologica delle capacità umane… come possiamo difenderci da noi stessi?